Martedì 26 luglio, Lundo
Oggi, è ancora mattina e scrivo mentre termino la mia colazione: tè con fette biscottate con un’ottima marmellata d’arancia (prodotto a marchio COOP) e soya drink.
Il cielo fuori non promette nulla di buono, nuvole grigie incombono; così ho pensato di rivolgere la mia attenzione dentro casa ed ho fotografato la zona giorno, tavolo e divano. Non ci crederete ma visto in fotografia questo luogo pare diverso, più allegro che vissuto dal di dentro. Forse è solo perché lo guardo con occhi diversi, più critici e attenti.
Stanno per compiersi le mie prime 24 ore di solitudine e semi-isolamento: la sensazione è ricca di pensieri e osservazioni che si sovrappongono e che per ora non definisco, preferisco attendere domani, quando la due giorni di solitudine volgerà al termine.
Sera:
la giornata è rimasta solo nuvolosa e, a tratti, assolata ma con una temperatura fresca, intorno ai 20, 21 gradi.
Dopo la passeggiata mattutina fino alla baita di Ludovico (una ventina di minuti in salita) il pomeriggio ho portato Milo al suo appuntamento con la fidanzata, un splendida cagnetta in calore che gli si offre con trasporto anche se una cancellata li separa inesorabilmente.
Dopocena: ho terminato di leggere “Una donna chiamata Camille Claudel” di Anne Delbée. Interessante biografia della scultrice, musa di Auguste Rodin, morta nel ’43, a 79 anni, dopo 30 anni di internamento un manicomio. Genio incompreso, ribelle e sfortunata scultrice. Sequenze drammatiche di una vita vissuta in libertà pagandone un prezzo altissimo. Troppo difficile per una donna una scelta così alla fine dell’800. Lascia un senso di forza e di tristezza estremi. Son contenta di averlo letto.